L’eros adulto a partire dalle esperienze emotive infantili

Secondo lo psicoterapeuta americano Stanley Siegel, le modalità con cui un adulto vive la propria sessualità sono frutto ed espressione di quanto è stato vissuto nell’infanzia.

A mio parere questa affermazione ha un senso profondo, ma è importante approfondire bene che cosa intenda il collega d’oltreoceano sostenendo questa tesi, che di primo acchito potrebbe sembrare una palese provocazione.

 

L’autore sostiene che ogni persona adulta si trova a convivere con il proprio “bambino ferito” del passato. Le caratteristiche che attirano verso l’altra persona e le preferenze nell’ambito dell’atto sessuale non sarebbero causali, ma avrebbero a che fare con le esperienze vissute nell’infanzia, in particolare con la naturale tendenza a trovare espedienti per superare situazioni di conflitto interiore.

Lo sviluppo della sessualità (leggere qui per maggiori approfondimenti)  è collegato a caratteristiche individuali di personalità, ma si muove anche attraverso importanti influenze relazionali e culturali. Questo significa che, a partire dall’adolescenza e poi anche in età adulta, la consapevolezza e l’espressione delle proprie esigenze in ambito sessuale possono richiedere tempo e lavoro per essere individuate ed esplicitate. Spesso, infatti, entra in gioco il meccanismo della repressione: un atteggiamento inconsapevole, che molto ha a che fare con la sessualità e con la scarsa consapevolezza del significato delle proprie esperienze. Molti genitori faticano a parlare di sesso con i figli (leggi qui e qui ), e se lo fanno rischiano di comunicare una quantità di emozioni negative (vergogna, paura, rabbia) che possono avere effetti negativi sui piccoli, e che rischiano di alimentare timori e falsi miti infantili.

Crescendo, essere consapevoli delle proprie esigenze e impegnarsi per riconoscerle e conquistarle può richiedere quindi uno sforzo attivo, ma si tratta della possibilità di conquistare una propria soddisfacente autonomia!

La sessualità è una dimensione che va conosciuta innanzitutto attraverso se stessi:

  • partendo dai particolari che nell’altro possono attrarci,
  • identificando le fantasie che più agevolmente alimentano il proprio desiderio, e
  • utilizzando la scoperta del proprio corpo (anche attraverso l’autoerotismo) per avvicinare e assimilare sensazioni ed emozioni.

Sostanzialmente, Siegel sostiene che sia fondamentale scavare dentro se stessi, nelle proprie emozioni, nei ricordi, nelle sensazioni, per trovare eventuali nodi conflittuali collegati al desiderio o alla sua mancanza, arrivando così ad avere una maggiore confidenza con le proprie fantasie, e quindi anche con i comportamenti sessuali.

Personalmente credo che le intuizioni di questo autore siano meritevoli di essere considerate, a patto però che non si cada nel rischio di banalizzare eccessivamente la sessualità, che è invece materia estremamente complessa. Non è sufficiente collegare una determinata pratica sessuale a un tratto specifico della personalità: sarebbe riduttivo e superficiale. La complessità del tema richiede invece un approfondimento che, a mio parere, nella maggior parte dei casi non è nemmeno possibile portare avanti in autonomia, ma richiede la presenza di un’altra persona – un professionista -, che attraverso strumenti clinici e psicologici idonei possa aiutare l’individuo a raggiungere la consapevolezza della propria intimità e a trovare modalità comunicative efficaci per esprimerla.

- Testo tratto e commentato dall’intervista a Stanley Siegel, autore di “Your brain on sex: how smarter sex can change your life” (traduzione: “Il cervello e il sesso: come il sesso intelligente può cambiare la vita”, disponibile in inglese su amazon.it), apparsa sul numero di marzo 2012 della rivista Psychologies -

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