La masturbazione compulsiva

Partirei immediatamente da una distinzione: masturbarsi spesso – anche tutti i giorni – non è l’equivalente di avere un comportamento compulsivo.

La masturbazione compulsiva implica che la persona non riesca a fare a meno di questa condotta, che viene quindi ripetuta assiduamente, senza controllo, in assenza del raggiungimento di una vera soddisfazione. L’attinenza con un disturbo di vera e propria dipendenza può essere molto stretta.

La problematicità è data proprio dall’impossibilità di raggiungere una vera gratificazione psicologica, e la situazione può diventare paradossale: la stessa mancanza di appagamento diventa in realtà il motore che sostiene questo comportamento, generando un modo di fare che alla lunga può diventare ingestibile.  In questi casi le emozioni normalmente correlate sono la rabbia, l’insoddisfazione, il senso di inquietudine.

La letteratura scientifica, inoltre, rende noto che la maggior frequenza di questo tipo di disturbi è nei maschi, e che vi è un forte condizionamento da parte di affetti disforici  (ansia, depressione e senso di vergogna), che contribuiscono ad alimentare la condotta. La masturbazione diventa in questi casi una vera e propria attività sostitutiva: per non pensare, per non sentirsi messo alla prova.

Sempre più, questa pratica viene accompagnata dall’utilizzo di materiale pornografico, reperito prevalentemente su internet. La fisiologica fantasia sessuale (leggi qui per maggiori approfondimenti) lascia quindi il posto a vere e proprie fissazioni, in base alle quali le immagini utilizzate per sostenere l’eccitazione sono sempre più svuotate di significato, e assumono un ruolo prettamente meccanico. Il rischio di questo tipo di comportamento sta nell’investire sempre più tempo nella ricerca di materiale pornografico che sia immediatamente fruibile, sempre diverso e ogni volta inedito: è evidente che l’utilizzo smodato di stimolazione artefatta rischi di far indebolire l’investimento nel rapporto di coppia (quando essa esiste), o addirittura stimoli il progressivo isolamento della persona, che si chiude nel mondo telematico per non confrontarsi con i possibili rischi che sente provenire da quello reale.

La dimensione del senso di onnipotenza è molto rilevante in queste situazioni: il contesto estremamente protetto (decide la persona stessa cosa fare, come, utilizzando quali stimoli, etc.) e l’assenza del confronto con l’altro permettono di esercitare un intenso controllo  sulla propria attività sessuale. Questo, tuttavia, a lungo andare rischia di diventare esclusivo, e quindi di precludere tutte le altre esperienze gradevoli. Esistono ad esempio individui in grado di dedicare ore alla masturbazione senza mai raggiungere l’orgasmo, oppure di arrivare ad avere numerosi orgasmi nel giro di poche ore. Si tratta chiaramente di due casi limite che arrivano ad assumere le sembianze di un vero e proprio rituale, che permette di tenere alla larga pensieri sgraditi, di allontanare immagini disturbanti, o di difendersi da un certo senso di insoddisfazione (che però viene paradossalmente incrementato).

La masturbazione compulsiva è quindi un comportamento che necessita di essere indagato approfonditamente nelle sedi opportune – con uno psicologo psicoterapeuta esperto in sessuologia -, così da poterne approfondire la natura e trovare di conseguenza strategie per affrontarlo.

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