L’eterosessualità è stata inventata? – remastered -

“Gli eterosessuali e gli omosessuali sono considerati diversi perché possono essere divisi in due gruppi sulla base della convinzione che possano essere divisi in due gruppi”.

Wendell Ricketts (1984)

 invenzione_eterosessualità

A noi può sembrare che l’eterosessualità sia sempre stata lì, ma così non è.

Basta leggere qui sotto due delle definizioni che se ne sono date a distanza di poco più di un seco

“eterosessualità”

Anno 1901 2018
Fonte Dorland’s Medical Dictionary pubblicato a Philadelphia Dizionario della Salute del Corriere della Sera
Definizione “Un appetito anormale o perverso per il sesso opposto” “Attrazione sessuale per un soggetto del sesso opposto; ad essa si contrappone l’omosessualità. L’eterosessualità è l’unica forma di sessualità efficace a scopo riproduttivo, e pertanto è considerata normale in senso biologico”.

 

Come è possibile che la percezione delle cose sia cambiata così tanto in così poco tempo?

Può essere che anche oggi ci siano delle distorsioni nell’utilizzo che si fa di certi termini?

 

Cioè… l’uomo è al corrente da sempre del fatto che per riprodursi sia necessario un rapporto sessuale: la diversità sessuale è in questo caso imprescindibile, altrimenti la specie umana non sarebbe arrivata sino ad oggi. Ma: l’eterosessualità non coincide con il rapporto sessuale. L’eterosessualità non è il rapporto sessuale. L’eterosessualità non si riduce al rapporto sessuale.

 

Mentre il sesso è qualcosa che appare ben radicato nella maggior parte delle specie, la denominazione e la categorizzazione di tali atti, e coloro che praticano tali atti, rappresentano un fenomeno storico, che può e deve essere studiato come tale.” Brandon Ambrosino

 

Basterebbe chiedere a una persona che si definisce eterosessuale: “Quando hai scelto di essere etero?“. Mi immagino già lo sguardo di stupore della persona in questione.

etero o omo?

Prima del 1868, non c’erano eterosessuali“, scrive Hanne Blank,  “né c’erano omosessuali. Non era ancora successo agli umani che potessero essere differenziati gli uni dagli altri dal tipo di amore o desiderio sessuale che avevano vissuto“. I comportamenti sessuali, naturalmente, furono identificati e catalogati, e spesso i tempi, proibiti. Ma l’enfasi era sempre sull’atto, non sull’agente.

 

Gli studi di Krafft-Ebing (alla fine dell’800) hanno gettato le basi per il cambiamento culturale che è avvenuto tra la definizione di eterosessualità del 1923 come “morbosa” e la sua successiva definizione del 1934 come “normale”. Definire il normale istinto sessuale secondo il desiderio erotico era una rivoluzione fondamentale nel pensare al sesso. Senza il lavoro di Krafft-Ebing, questa narrativa non avrebbe mai potuto essere ripensata in questo modo. L’aver mostrato l’esistenza di alcuni comportamenti sessuali atipici ha cominciato a rappresentare, per la classe media dell’epoca, non più solo un “peccato” (per via della deviazione dalla normale – etero – sessualità), ma una vera e propria degenerazione morale. Questo, inoltre, andava contro il pensiero del darwinismo sociale, fondato sul processo procreativo come fondamentale per l’evoluzione della specie: chi deviava da quella norma rappresentava quindi una minaccia per tutta la società.

Poi c’è stato anche Freud, che con la sua visione edipica sembrava in grado di soddisfare la maggioranza del pubblico, sedando certe ansie sotto il velo di un presunto sviluppo “normale”. Chi ha letto Freud sa che ha scritto anche molto altro, ma all’epoca la massa ha recepito solo quanto era pronta (ed era comoda?) a ricevere.

Va citato anche Alfred Kinsey, le cui scoperte lo hanno portato ad affermare che “parte della popolazione maschile ha almeno qualche esperienza omosessuale tra l’adolescenza e la vecchiaia“. Grazie a lui, è stato possibile immaginare un vero e proprio continuum sessuale, anche se comunque compreso tra i due poli della sessualità etero e omo.

 

“La linea tra eterosessualità e omosessualità non è solo sfocata: è un’invenzione, un mito e una versione obsoleta. Uomini e donne continueranno ad avere rapporti sessuali genitali diversi fino alla fine della specie umana. Ma l’eterosessualità – come segno sociale, come stile di vita, come identità – può benissimo estinguersi molto tempo prima.” Brandon Ambrosino

 

Oggi ne sappiamo certamente molto di più (leggi qui), e si tratta di evidenze scientifiche, non di congetture; abbiamo quindi a questo punto da spostare i sostenitori di certe affermazioni ideologiche verso – almeno – l’accettazione di fenomeni che esistono, e quindi non possono essere negati in nome di presunti principi dottrinali.

 


I dibattiti sull’orientamento sessuale tendono a focalizzarsi su un concetto mal definito di “natura”.

Perché giudicare ciò che è naturale ed etico per un essere umano dalla sua natura animale?

Molte delle cose che gli esseri umani apprezzano, come la medicina e l’arte, sono egregiamente innaturali.

Allo stesso tempo, gli umani detestano molte cose che in realtà sono eminentemente naturali, come la malattia e la morte.

Se consideriamo alcuni fenomeni naturali etici e altri non etici, ciò significa che le nostre menti (le cose che guardano) determinano cosa fare della natura (le cose che si guardano).

La natura non esiste da qualche parte “là fuori”, indipendentemente da noi, la interpretiamo sempre da dentro.

Brandon Ambrosino


[Questo articolo è stato liberamente tratto da un pezzo (che trovate qui in originale) scritto da Brandon Ambrosino, uno studente universitario in teologia all’Università di Villanova, che ha per il New York Times, Boston Globe, The Atlantic, Politico, Economist e altre pubblicazioni.]

 

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