La paura del parto – n° 2 -

Continuano le nostre riflessioni sulla paura del parto, con un’attenzione particolare al rapporto tra mente e corpo che inevitabilmente lo definisce (vedi il primo post sull’argomento).

Il parto è un evento caratterizzato in modo preminente da sensazioni, quindi il corpo ha un ruolo fondamentale e deve essere ascoltato: manda segnali, molto diversi da quella cui la donna si è abituata nel corso della gravidanza, e non va dimenticato che i vissuti emotivi ad esso correlati si intensificano ulteriormente con l’approssimarsi dell’evento. La donna si sente quindi complessivamente più vulnerabile, perché le componenti fisiologiche (legate alle alterazioni di ormoni e neurotrasmettitori) si sommano a quelle emotive e relazionali.

Dal punto di vista intrapsichico, inoltre, il parto è un evento che porta la donna a confrontarsi necessariamente con alcuni importanti processi identificativi assunti sin dall’infanzia, e riguardanti in particolare il rapporto con la propria madre e con la percezione della propria adeguatezza o meno nel nuovo ruolo. Si tratta di un passaggio fondamentale dall’essere figlia al diventare madre, che apparentemente sembra passare in secondo piano nella concitazione di travaglio e parto, ma che ha da subito (in realtà già durante la gravidanza) una posizione molto importante nella percezione che la donna ha di sé, e quindi nell’influenzare il suo stato d’animo.

Durante i passaggi impegnativi del travaglio e soprattutto durante la vera e propria fase espulsiva, è fondamentale che la donna avverta la presenza di qualcuno che la accompagni, anche aiutandola a identificarsi con il suo bambino: ciò le permetterà di sentirsi più attiva e meno timorosa di ferirlo. Durante il periodo della dilatazione la donna teme soprattutto danni per sé, mentre durante la fase espulsiva teme i danni per il bambino, paventando inoltre il rischio di poter essere lei stessa a produrglieli. A livello intrapsichico la presenza del padre, in particolare, è molto importante, non solo come contenitore delle intense emozioni materne, ma anche come catalizzatore della sua aggressività: la sua presenza è funzionale a che la mamma possa pensare più attivamente a ciò che deve fare concentrandosi sul parto e non su tutto ciò che vi sta attorno.

Tutte quelle culture che, sin dai tempi antichi, si sono preoccupate di accudire completamente la donna nei primi 40 giorni dal parto, mostrano come questo evento rappresenti un’esperienza che apre la donna a una verità molto profonda, alla quale bisogna dedicare del tempo. Si tratta di una fase necessaria non solo alla nuova coppia mamma-bambino per conoscersi e imparare a interagire, ma anche alla donna stessa per aprirsi alla ricerca dei significati nascosti dietro le intense emozioni provate, e le “stranezze” che spesso si verificano a livello psicologico.

Ecco perché in alcune situazioni può essere utile, per la (futura) madre, affrontare i correlati psicologici dell’esperienza “gravidanza”, che con l’avvicinarsi del parto, viene generalmente pervasa da affetti particolarmente intensi. In questi casi, ad esempio, potrebbe essere utile affrontare un breve e mirato percorso di elaborazione psicologica con un professionista esperto in EMDR. È infatti dimostrato (Amato, M. – 2008, Novembre- . EMDR nel servizio screening post-partum [EMDR in the post-partum screening service]. Paper presentato al Applicazioni Cliniche dell’EMDR Congresso Nazionale, Milano, Italia) che questa tecnica permette di individuare in un tempo breve difficoltà collegate a possibili traumi, attivare e potenziare fattori di protezione già presenti nella donna, fluidificare gli stati emotivi particolarmente intensi e velocizzare la risoluzione dei comportamenti disadattavi in comportamenti adattivi adeguati al maternage, al ben-essere della donna e della genitorialità.

Possono essere, cioè, affrontati tutti i momenti peculiari che caratterizzano la gravidanza dal concepimento al parto, la cui valenza emotiva non è collegata soltanto all’evento in sé, ma anche alle fantasie connesse al puerperio.

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