Lo psicologo in sala parto

La psicologia perinatale si occupa di promuovere e assistere la salute di mamma, bambino e intera famiglia prima, durante e dopo la nascita.

Proteggere questa fase di vita significa dedicare la massima attenzione a tutto ciò che ruota intorno a concepimento, gravidanza, parto e puericultura nei primi mesi di vita del neonato.

Il focus dell’attenzione viene quindi posto su funzioni neuropsicologiche, maturazione e organizzazione della mente, strutturazione della realtà psichica e psicosomatica individuale e sullo sviluppo globale dei processi personali, relazionali e sociali.

In questo contesto la nascita viene considerata un evento non solo personale – psicologico -, ma anche e soprattutto biologico e sociale. Dal punto di vista dell’inizio della vita psichica, nel grembo materno non si sviluppa semplicemente “un bambino”, ma si ha una vera e propria evoluzione delle relazioni significative per lo sviluppo del bambino stesso… già a partire dall’epoca prenatale! Il sistema bambino-madre-partner deve essere infatti considerato come un’unità inscindibile, dove ciascuno gioca il proprio ruolo fondamentale.

In generale, lasciare la nuova mamma da sola e con scarse (o peggio ancora nulle!) informazioni riguardanti tutto ciò che ruota attorno alla propria gravidanza significa di fatto non garantirle la propria autonomia, perché sarà portata a doversi orientare esclusivamente con il proprio intuito, e senza il sostanziale aiuto di professionisti del settore, che hanno competenze teoriche ed esperienziali fondamentali da trasmettere.

In questo senso la sessuologia – con l’attenzione che pone al sistema mente-corpo materno, alle relazioni interpersonali e agli aspetti culturali– può costituire un ausilio fondamentale. Ancora meglio se chi se ne occupa ha la possibilità di lavorare in rete con ostetriche e puericultrici, e con psicologi specializzati in psicologia perinatale, oltre che ovviamente con ginecologi e medici in genere.

Purtroppo, infatti, la tendenza degli ultimi anni – soprattutto in Italia – è sempre più andata verso la medicalizzazione di tutto ciò che riguarda concepimento, gravidanza, parto e allattamento. Questo, di fatto, ha portato in maniera paradossale alla creazione di contesti troppo spesso asettici e artificiosi, all’interno dei quali le fisiologiche funzioni caratteristiche di un’evoluzione naturale vengono inibite, richiedendo un ulteriore medicalizzazione del processo, con la somministrazione di ulteriori farmaci, ormoni, procedure di vario tipo.

L’UNICEF sta molto lavorando in questa direzione, sostenendo gli ospedali che impostano il proprio lavoro nell’ottica di dare la precedenza ai significati emotivi originari tra madre e bambino, attraverso l’utilizzo di protocolli specifici (che si focalizzano ad esempio sulle procedure per il travaglio, o per l’allattamento).

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